Comunicato stampa APTdaiGP del 15.11.2022

Ancora una volta il Gruppo Lupo Svizzera si scaglia in modo ingiustificabile e vergognoso contro gli allevatori ticinesi diffondendo dati errati. Infatti non è vero che il 98% degli animali uccisi dal lupo nel nostro Cantone, secondo i dati dell’Ufficio caccia e pesca, sarebbero stati predati “in situazioni completamente prive di protezione”.

Nel 34% dei casi gli animali erano “non adeguatamente protetti” (definizione UCP). Significa che gli allevatori avevano cercato di proteggere i propri animali ma che, nonostante ciò, il lupo era riuscito ugualmente a predare o a fare strage. Essendo un animale estremamente scaltro e intelligente riesce a saltare recinzioni elettriche, a creare un buco per passare sotto le recinzioni metalliche fisse o, ancora, a evadere la vigilanza del pastore e dei cani ed a predare nel momento opportuno. Ad esempio sull’alpe Cavanna in Val Bedretto con ovini custoditi da un pastore con cani da protezione è bastata una serata di pioggia e nebbia (l’unica di questa estate siccitosa) per sferrare l’attacco e uccidere 9 pecore e ferirne altre due.

Inoltre, nel 40% dei casi la predazione è avvenuta su alpeggi “non proteggibili” (definizione UCP) e i capi predati in queste circostanze sono oltre 100 tra i quali vi sono anche giovani bovini e equini.

Le prime ricerche per valutare le possibilità di protezione delle greggi al pascolo in Ticino risalgono ai primi anni 2000. Tutte sono arrivate alla conclusione che in molte situazioni le misure previste a livello federale (recinzioni e cani da protezione) non avrebbero potuto essere applicate. Nel 2017 lo studio-pilota di Agridea, finanziato dalla Confederazione e dal Cantone, aveva concluso che il 70% degli alpeggi ticinesi esaminati e caricati con ovini e caprini non sono proteggibili.

Nel frattempo alcuni di questi alpeggi sono stati abbandonati. Altri sono stati ancora utilizzati con esiti a volte drammatici. Sei alpeggi durante la scorsa estate sono stati scaricati anticipatamente, poiché il lupo aveva pesantemente predato.

Soltanto nel 9% dei casi segnalati quest’anno gli animali sono stati definiti come “non protetti”. Significa che in questi casi, secondo le valutazioni dell’UCP e della Consulenza agricola, l’allevatore avrebbe potuto/dovuto proteggere meglio gli animali. Sempre secondo i dati del Cantone nelle tre predazioni in cui il gregge è stato definito “adeguatamente protetto” (6% dei casi) gli animali erano all’interno di una recinzione elettrificata realizzata a regola d’arte e il lupo è riuscito ugualmente a entrare.

È evidente che per il Gruppo Lupo Svizzera il concetto di “non proteggibilità” rimane attivamente o passivamente sconosciuto. Questa ignoranza non ha impedito loro di formulare intollerabili processi alle intenzioni quando scrivono che gli allevatori ticinesi si rifiuterebbero di adottare le misure di protezione solo per fare pressione sulle autorità (!). Un’affermazione grave e assolutamente inaccettabile verso le vere vittime delle predazioni.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli allevatori ticinesi che si stanno invece adoperando con grande impegno, dedicando molte ore di lavoro e fatiche impensabili per proteggere, laddove possibile, i loro animali al pascolo. Più di così non possono e non potranno fare e questa loro sofferenza non può venire banalizzata. Infatti parecchi stanno valutando di smettere (oppure l’hanno già fatto) nonostante la passione per la loro professione che finora li ha sorretti.

Stigmatizziamo quindi e senza alcuna remora le affermazioni ostili e offensive del Gruppo Lupo Svizzera che invece di promuovere il dialogo e diffondere informazioni oggettive e veritiere (come dichiarato nei propri scopi) si sta manifestamente adoperando per avvelenare inutilmente il dibattito attorno alla questione dei grandi predatori.

Per ulteriori informazioni

Armando Donati, presidente (079 412 32 17)

Sandro Rusconi, vicepresidente (079 375 68 76)