di Franco Celio* da Rivista 3 Valli, Marzo 2020

Il prossimo 17 maggio (27 settembre 2020, ndr) si voterà anche per approvare o meno la nuova Legge federale sulla caccia, che non è solo ‘per i cacciatori’: ogni disposizione legale deve infatti regolare le cose nell’interesse generale, tenendo presenti le esigenze di tutti gli interessati. Quella sulla caccia, dunque, non puòessere né unicamente a favore dei cacciatori, né esclusivamente a favore degli animalisti a oltranza. Il suo scopo è invece quello di mantenere un certo equilibrio fra i diversi interessati. Occorre ad esempio considerare che se una determinata specie si sviluppa a dismisura, ciò è dannoso per la specie medesima, poiché favorisce la diffusione di animali deboli, portatori di malattie, con grave danno per i loro simili. Il motivo per cui si parla ora di legge sulla caccia, sta nel fatto che le Camere federali hanno recentemente deciso una modifica di quella vigente da oltre quarant’anni, per tener conto dei cambiamenti sempre più accentuati intervenuti specie negli ultimi due decenni, in seguito al ‘ritorno’ dei grandi predatori (lupi, linci, sciacalli dorati ecc.). La revisione contempla pure varie misure a protezione dei selvatici (corridoi faunistici sovraregionali, miglior regolazione delle specie che causano conflitti, ecc.). La nuova legge è insomma pensata sia per gli animali e la natura, sia per l’uomo.

Responsabilizza maggiormente i cacciatori a comportamenti etici e prudenti, e cerca di diffondere una maggior sostenibilità nell’attività venatoria. Rafforza pure la biodiversità con misure destinate a proteggere animali, vegetali e ambiente dai danni causati dalle specie che sono in espansione eccessiva.

Contro la revisione della Legge diverse organizzazioni ecologiste (Pro Natura, Wwf, BirdLife ecc.) si sono però scatenate, sostenendo che con la nuova revisione, specie protette potrebbero essere abbattute preventivamente anche senza aver causato danni. Esse hanno perciò promosso un referendum sul quale si voterà appunto il 17 maggio (27 settembre 2020, ndr), in parallelo con la votazione sull’iniziativa contro la libera circolazione. Forse questo accostamento non è del tutto innocente. Molti temono infatti che la martellante propaganda per il no all’iniziativa trascini anche un no alla legge.

Naturalmente gli ambienti vicini all’agricoltura e chi vorrebbe un territorio vivibile anche per l’uomo non credono alle affermazioni dei protezionisti. Fanno anzi notare che i permessi di abbattimento, specie nel nostro Cantone, vengono concessi molto avaramente perfino nei casi in cui il numero di capi sbranati superi di molto quanto stabilito dalla legge vigente.

A favore della nuova legge si è costituito un Comitato nazionale co-presieduto da quattro consiglieri nazionali provenienti da orizzonti politici diversi. È pure sostenuto da numerose organizzazioni (Unione svizzera dei contadini, Sab, Acqua nostra, Associazione per la protezione della selvaggina e degli animali d’allevamento dai grandi carnivori, ecc.). Il Ticino è rappresentato da Sandro Rusconi, già responsabile dell’Ufficio culturale cantonale. Il Comitato ticinese è promosso dall’Unione contadini ticinesi e dell’Associazione Territorio senza grandi predatori. Vi hanno inoltre aderito varie persone singole e associazioni preoccupate che la presenza sempre più numerosa e aggressiva del lupo (specie sugli alpi caricati con bestiame minuto) possa dare un ulteriore colpo allo spopolamento delle valli, anche perché i predatori hanno sempre meno timore dell’uomo, il che potrebbe ad- dirittura far sì che prima o poi ci scappi anche qualche vittima umana. Anche i ‘cani da protezione’, che le autorità vorrebbero diffondere ovunque, ufficialmente ‘per proteggere le greggi’, non sono certo i più raccomandabili da incontrare…

Naturalmente i referendisti sghignazzano di queste preoccupazioni, definendole esagerate, e dicono perciò che non bisognerebbe dar loro nessun peso…

*Membro del Comitato ticinese a favore della legge